La depressione post parto è qualcosa di più diffuso di quanto si possa immaginare. Il libro di Deborah Papisca affronta con ironia le paure, le insicurezze che possono assalire una giovane donna nel momento in cui si accorge di essere incinta, nel momento in cui, d’incanto ma non in modo incantevole, quello che sembra essere naturale si trasforma in un incubo proteiforme che ti assale e ti assilla, non ti lascia dormire ma non ti tiene sveglia. L’autrice ha il merito di affrontare la questione con ironia e senza nessuna pretesa da psicoanalista. Un libro che fa riflettere senza diventare pesante e senza essere noioso.
“Le quarantotto ore di ritardo, ormai diventate quasi una settimana, mi avevano subito distolto dal dubbio spingendomi con forza davanti alla luminosa croce verde al neon e alla vetrina degli ultimi ritrovati per la prevenzione dei pidocchi. In quel momento avrei voluto essere invisibile, ancora meglio che mi si materializzasse nelle mani una confezione di un qualsiasi test di gravidanza e dileguarmi alla velocità della luce… Ero uscita dalla farmacia con uno sciroppo anticatarrale, i cerotti anti herpes e uno spray nasale decongestionante. Non mi ero mai sentita più idiota in vita mia…”
Avete partorito e siete depresse come un’otaria spaggiata? La vostra vita di coppia è “in arresto cardiaco”? Avete capito che per fare la mamma non basta il latte materno? Mamme imperfette, armatevi di ironia, perché non tutte le maternità escono con il buco!
Cosa succede se una donna esageratamente indipendente, con “sane” inclinazioni ossessivo compulsive per l’ordine e la pianificazione rimane incinta? Oltretutto dopo che le è stata diagnosticata l’impossibilità di concepire un bambino? Non può che lanciarsi con entusiasmo in quella che il mondo intero definisce “la più grande esperienza della vita”. Per nove lunghi mesi, Deborah coltiva le più rosee aspettative, annota sogni e bisogni sulla sua stramba agenda in finto coccodrillo e cede al richiamo della temibile Sindrome del Mulino Bianco. Fino al momento fatidico, quello del ritorno a casa quando, dinnanzi alle strane sensazioni che prova, digita su Google le parole chiave “maternità + pianto incontrollato + avrei voluto non essere mai nata + non pensavo che la vita fosse così di merda”, e scopre di soffrire di DPP, DEPRESSIONE POST-PARTO.
Incapace di provare sentimenti materni verso sua figlia, ma soprattutto terrorizzata all’idea di essere sbagliata, si ritroverà alle prese con un viscido serpentello (la proiezione mentale del suo malessere) che le spaccherà i neuroni 24 ore su 24 mostrandole un lato duro della maternità, fatto di angosce e paure. Fino al contrattacco.
Dopo impervi viaggi interiori, esercizi yoga spurganti, faticose conquiste dei ritmi quotidiani e benefiche sedute terapeutiche con le mamme on line, Deborah scoprirà nuove dimensioni e nuovi modi di vedere e vivere questa irripetibile dis(avventura), ma soprattutto capirà che nessuna madre è incapace, perché non c’è mestiere più difficile al mondo.
Qualcuna pensa che fare la mamma NON sia una cosa meravigliosa? Fidatevi, lo può sempre diventare!
L’autrice: Deborah Papisca, laureata in Lingue, lavora dal 2000 all’ufficio Stampa della Provincia di Pesaro e Urbino. Collabora con il magazine online www.nostrofiglio.it come redattrice. E’ riuscita a realizzare il sogno di vedere pubblicare la sua opera prima grazie a un blog aperto per gioco e che ora l’ha fatta diventare “padrona” della rete. Appassionata di filosofie orientali e di fantasy, appena può si eclissa per immergersi tra letture buddiste e magiche storie di elfi e maghi. E’ sposata con quel sant’uomo di Carlo ed è mamma di Camilla, 4 anni e mezzo.
Di materno avevo solo il latte di Deborah Papisca, edito da Dalai editore pp. 304 – Euro 17,50
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Massimo Bencivenga |